Allattamento materno: l’ideale per il neonato (e per la mamma)

Allattamento materno: l’ideale per il neonato (e per la mamma)

L’OMS (organizzazione mondiale della sanità) raccomanda l’allattamento al seno esclusivo fino a sei mesi [2]. Al compimento del sesto mese di vita inizia lo svezzamento con l’introduzione progressiva dei cibi solidi ma il latte rimane comunque un alimento importante e l’allattamento dovrebbe essere proseguito fino al secondo anno di età, a differenza di quanto spesso si dica. Il latte materno è infatti l’unico alimento che il lattante dovrebbe assumere nei primi mesi di vita, perfettamente equilibrato per rispondere alle esigenze di crescita e sviluppo del piccolo d’uomo.

Benefici e vantaggi del latte materno

Oggi sono più che comprovati gli effetti benefici che questo alimento ha per il bambino e per la sua salute futura in particolare per lo sviluppo e il buon funzionamento dei suoi apparati gastrointestinale, immunitario e neurologico, per la riduzione del rischio di allergie, anemia e sovrappeso. Inoltre l’allattamento materno rafforza il legame mamma-bambino ed ha effetti positivi anche per la mamma sia sul piano psicologico (maggior sicurezza, autostima) che fisico (prevenzione del cancro al seno e alle ovaie, dimagrimento e ritorno al peso normale). Il latte materno è inoltre un alimento sempre pronto all’uso, alla giusta temperatura, comodo, pratico ed economico per la mamma (niente biberon da scaldare, sterilizzare, niente bisogno di energia elettrica o gas ecc…).

In passato quando una donna non riusciva ad allattare venivano in soccorso le balie (donne che allattavano i bambini di altre donne che “non avevano” latte) oppure si utilizzava il latte di mucca, alimento però altamente squilibrato per il lattante in quanto eccessivamente ricco di proteine (soprattutto caseine) e minerali tali da causare spesso la morte dei bambini. Già a partire dalla fine del XIX secolo ma in modo particolare dal dopoguerra si è diffuso l’uso del latte formulato, o latte artificiale, che oggi ben conosciamo in quanto viene somministrato ai bambini in modo eccessivamente naturale e semplice. Il latte artificiale altro non è che latte vaccino (ma anche di riso o soia) rielaborato in modo da renderlo quanto più possibile simile al latte materno (ridotte le proteine e i minerali per esempio).

Tuttavia questo latte NON è e mai potrà essere eguagliabile al latte materno. Ci si avvicina ma qualitativamente non è la stessa cosa e mai potrà esserlo. Il latte materno è infatti un alimento specie-specifico, formulato da madre natura per rispondere alle esigenze di crescita della specie a cui appartiene l’animale. Il latte materno cambia composizione durante la stessa poppata (all’inizio della poppata è più acquoso e contiene circa la metà delle calorie e dei grassi del latte prodotto a fine poppata), durante il giorno e col passare dei mesi adattandosi perfettamente alle esigenze di ogni lattante. Questo è evidentemente non replicabile con un latte in polvere che avrà sempre le stesse caratteristiche. Il latte artificiale è indubbiamente utile in molti casi ed è una gran fortuna che sia disponibile ma oggi le donne dovrebbero anche essere maggiormente informate sui benefici del latte materno e maggiormente aiutate ed incentivate a proseguire con l’allattamento.

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99 donne su 100 hanno il latte ma…

Giusto ieri un’anziana signora mi ha detto “che fortuna che ha il latte, eh si…quella è davvero una gran fortuna!”… Non posso darle torto, ma pensandoci meglio è davvero strano che oggi si debba essere fortunati se si allatta il proprio figlio, cioè se facciamo una cosa che in realtà dovrebbe essere la normalità! Cos’è che rende l’allattamento così difficile? Perché così spesso si sente dire “non avevo più latte” e si corre in farmacia ad acquistare il latte artificiale? Un’ indagine [1] effettuata nel 2008 ha rivelato che a 3 mesi solo il 70% dei bambini riceve ancora latte materno ma solo la metà in modo esclusivo (la restante metà segue un allattamento misto) e solo il 2% dei bambini italiani arriva a 6 mesi allattato esclusivamente al seno, tutti gli altri ricevono in quantità più o meno elevante latte in polvere. Altri studi mostrano dati simili e sembra che siano pochissimi i bambini che arrivano all’anno di età allattati ancora al seno (circa il 10%), nonostante l’OMS raccomandi di proseguire l’allattamento al seno fino almeno a 2 anni [2].

Ma sarà vero che così tante donne non hanno latte? I casi di agalattia (assenza di latte) sono davvero pochi (1-3%) e nella maggior parte delle situazioni quando una donna pensa di non avere latte il problema risiede in altri fattori (aspetti culturali, familiari, sociali, psicologici ed emotivi, ridotta stimolazione del seno, pozione e suzione scorretta da parte del neonato, utilizzo precoce di ciucci, biberon e tettarelle, comparsa di sintomi fisici come ragadi, ingorghi o altro gestiti in modo scorretto ecc…).

Il giusto aiuto per la neo mamma

Spesso le madri non ricevono l’assistenza necessaria in questa fase così importante per l’avvenire del bambino. Durante la gravidanza la donna, oltre a fare ecografie e controlli sulla crescita del feto, dovrebbe ricevere informazioni anche sul post-parto e sull’allattamento. Il personale sanitario (medici, dietisti, ostetriche, psicologi) dovrebbe fornire informazioni scientifiche in particolare sui benefici del latte materno rispetto a quello artificiale e sulle difficoltà che la neo-mamma potrebbe incontrare durante l’allattamento con consigli pratici e contatti di personale specializzato da contattare in caso di bisogno (come ostetriche, associazioni e personale qualificato per l’allattamento). Spesso invece le mamme ricevono la maggior parte di queste informazioni dalla pubblicità delle aziende produttrici di latte in polvere che ovviamente fanno sembrare il loro prodotto l’alimento più adatto alla crescita del bambino enfatizzando tutta la serie di micronutrienti che vengono aggiunti per renderlo così speciale (acidi grassi, vitamine, minerali, fibre ecc…), tant’è che tutte finiamo quasi per crederci e con eccessiva semplicità lo sostituiamo al nostro latte! Ripeto che oggi i latti formulati sono molto migliorati e i bambini crescono senza dubbio benissimo, ma quello che non trovo corretto è che così tante donne finiscano per abbandonare l’allattamento quando basterebbe semplicemente un po’ più d’ informazione e aiuto, perché resta il fatto che l’alimento adatto al cucciolo d’uomo è il latte di mamma e non quello di mucca umanizzato. Sembrerebbe abbastanza ovvio. Restano e sempre resteranno sostanziali differenze tra latte materno e latte artificiale e il primo resta e rimarrà sempre l’alimento migliore e più adatto alla crescita del nostro bambino. In questo articolo ho descritto le differenze sostanziali tra questi due alimenti, per chi volesse approfondire.

Sono convinta che per molte mamme basterebbe solo un po’ di aiuto e qualche informazione in più in particolare nei primi giorni dopo la nascita in cui la donna si trova a sperimentare emozioni e situazioni nuove che possono portarla ad essere più stanca, fragile e triste fino a sentirsi incapace di prendersi cura del proprio bambino convincendosi che non ha latte. Molto spesso è l’aspettativa di seni sgorganti di latte e di bambini dolci, teneri e pacati che automaticamente si attaccheranno  al seno con poppate rigorose intervallate da sonnellini tranquilli che si scontra bruscamente con una realtà fatta di pianti inconsolabili, capezzoli piatti, ragadi, tristezza e malinconia inspiegabili, notti insonni, stanchezza e altre varie situazioni non previste che facilmente mandano in crisi una madre già provata dal dolore fisico (a seconda della presenza di punti e della tipologia di parto) e dal delicato equilibrio ormonale che madre natura ha programmato nel post-parto!

E’ in questa fase che la donna dovrebbe ricevere il maggior supporto possibile perché è proprio in questi primi momenti che si gioca il futuro dell’allattamento. Più il seno viene stimolato, più il bambino viene attaccato più verrà stimolata la produzione di latte e la quantità  prodotta dalla mammella verrà man mano calibrata in funzione di quanto succhia il bambino, per questa ragione è importante attaccarlo fin da subito e senza restrizioni né interferenze (come biberon e ciucci).  All’inizio la quantità di latte che la mammella produce è relativamente bassa (nei primissimi momenti si produce il colostro, una sostanza ricchissima di anticorpi e davvero importante per l’immunità del bambino) ed inizia ad aumentare dal terzo-quarto giorno in poi ma non tutte le donne sperimentano la così detta “montata lattea”, questo non significa assolutamente che non ci sia latte (non sono la dimensione del seno né la turgidità a determinare la presenza e la quantità di latte in quanto è la suzione del piccolo che attiva la produzione di prolattina e ossitocina che stimolano a loro volta la produzione di latte ex novo) . L’allattamento a richiesta e l’alto contatto con la mamma sono i mezzi migliori per iniziare bene l’allattamento e perseguirlo al meglio! Fortunatamente oggi sempre più ospedali promuovono fin da subito questi aspetti.

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Quanto allattare

L’allattamento esclusivo al seno dovrebbe essere portato avanti fino almeno al 6° mese compiuto come raccomandato dall’OMS e protratto anche oltre fino almeno a 2 anni [2]. Lo stesso vale per i bambini allattati con latte artificiale, anche in questo caso il latte dovrebbe essere l’unico alimento fino al 6° mese. Oggi si tende ad iniziare precocemente lo svezzamento, noi mamme siamo sempre impazienti di preparare pappine e cremine, ma fino al 6° mese non ci sono ragioni per iniziare lo svezzamento! Il latte materno è ancora l’alimento perfetto per il nostro bambino, quindi perché sostituirlo?

Parlando un po’ più scientificamente si fa coincidere con il 4°-6° mese l’inizio dello svezzamento perché prima del 4° mese il bambino non ha ancora sviluppato un’adeguata funzionalità renale e gastrointestinale tale da assumere cibi solidi e dopo il 6° mese il latte materno inizia ad essere carente di alcuni minerali, vitamine e nutrienti (in particolare ferro, zinco, proteine, energia, vit A e D) [3].

Dal 6° mese tuttavia il latte rimane ancora un alimento importantissimo e complementare ai cibi solidi che via via vengono introdotti nella dieta del bambino. L’allattamento al seno rimane quindi un dono importante per il piccolo e se possibile non dovrebbe essere sostituito con il latte in polvere, soprattutto per le madri che possono e vogliono continuare ad allattare!

Sicuramente alcuni fattori come il rientro a lavoro, la stanchezza e la presenza di altri figli potranno talvolta rendere l’allattamento faticoso e difficile ma ricordiamoci che questo è uno dei doni più belli che possiamo fare al nostro bambino! Ne vale sicuramente la pena!

 

Bibliografia

[1] “La cultura dell’allattamento al seno tra le mamme in Italia, 2008 Indagine condotta da ISPO, Istituto per gli studi sulla pubblica opinione per conto della Società Italiana di Pediatria.

[2] WHO position  http://www.who.int/topics/breastfeeding/en/

[3] Linee Guida per lo svezzamento ESPGHAN